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REDI Francesco (1626-1697)

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ESPERIENZE INTORNO ALLA GENERAZIONE DEGLI INSETTI FATTE DA FRANCESCO REDI ACCADEMICO DELLA CRUSCA, E DA LUI SCRITTE IN UNA LETTERA ALL'ILLUSTRISSIMO SIGNOR CARLO DATI.

Specifiche

  • Autore:

    REDI Francesco (1626-1697)

  • Titolo:

    ESPERIENZE INTORNO ALLA GENERAZIONE DEGLI INSETTI FATTE DA FRANCESCO REDI ACCADEMICO DELLA CRUSCA, E DA LUI SCRITTE IN UNA LETTERA ALL'ILLUSTRISSIMO SIGNOR CARLO DATI.

  • Luogo: FIRENZE
  • Editore: ALL'INSEGNA DELLA STELLA
  • Data: 1668
  • Formato: In-4° (mm 238x170)
  • Cfr. Bibliografico: Cfr. Brunet IV, 1175; Dibner, Heralds 188; Gamba 814; Garrison and Morton 97; Grolier/Horblit Science 88; Honeyman 2598; Nissen ZBI 3319; NLM/Krivatsy 9448; Norman 1812; Prandi, Redi 7; Vinciana, Aut. Ital. del ???600 1745.

Prezzo: € 1.100,00



Descrizione prodotto

Legatura coeva in piena pergamena floscia con unghie, autore e titolo breve manoscritti al dorso.1 carta bianca; 6 pagine non numerate, compreso frontespizio con titolo in rosso e nero e ampia vignetta incisa, al margine inferiore, antico timbro rosso con "Seminario", al margine laterale nota manoscritta "Dono authoris Alliot", alla pagina successiva di occhietto, antica nota di possesso "? Lorenzo Gazzoli); dell'occhietto se ne conoscono 2 versioni, una con stemma nobiliare e l'altra senza, come nel caso in esame;  228 pagine numerate; 29 tavole numerate, incise fuori testo, delle quali 3 a pagina doppia. All'interno, nel testo, 10 illustrazioni incise a piena pagina e 2 piccoline. Prima rara edizione dell'opera più importante del celebre scienziato aretino Francesco Redi. Cfr. www.francesoredi.it "Una volta risolta la questione delle rane nate dalla pioggia, Redi e gli Accademici del Cimento erano passati, intorno alla metà degli anni '60, ad affrontare il nucleo centrale della controversia sulla generazione spontanea: la generazione delle larve e degli insetti delle carni putrefatte.  Le conclusioni, frutto di un lavoro sperimentale durato anni, vennero presentate da Redi nelle Esperienze intorno alla generazione degl'insetti . Pubblicato all'inizio del settembre 1668, dopo una lunga e sofferta gestazione editoriale, il capolavoro rediano avrebbe suscitato in pochi anni le reazioni contrastanti di molti scienziati europei, prima di diventare una pietra miliare nella storia della biologia moderna.  I termini del problema della generazione spontanea della vita erano apparsi evidenti già nell'antichità: da dove provenivano vermi ed insetti che comparivano all'improvviso in tutte le più diverse sostanze putrefatte e in decomposizione, e dei quali non si vedeva traccia di possibili progenitori? La prima risposta, e anche la più ovvia, era stata che essi venivano prodotti direttamente dalla materia per generazione spontanea. Redi fece a pezzi questo dispositivo logico-empirico, che era apparso fino ad allora assolutamente scontato ed intuitivo, al pari della centralità e dell'immobilità della Terra.  Lo scienziato aretino ebbe il coraggio, davvero rivoluzionario, di mettere in discussione non tanto le teorie esplicative ma il fenomeno stesso della generazione spontanea, e di affermare, almeno in linea generale, il principio dell'universalità della generazione parentale, cioè, come si diceva allora, della generazione ex semine o ex ovo. Anche se poi finì per ammettere una vistosa eccezione a questa legge di natura nel caso dei parassiti degli animali e degli insetti delle galle delle piante, per i quali ammise una qualche forma di xenogenesi.  Ma soprattutto Redi pervenne a questa conclusione basandosi su un'innovazione metodologica destinata a fare epoca nella storia della cultura occidentale, perché per la prima volta il compito di dirimere le controversie teoriche venne sottratto alle dispute filosofiche e alle costrizioni del principio di autorità, e demandato esclusivamente al procedimento delle esperienze "iterate e reiterate". Non alla semplice osservazione e all'esperienza (anche gli aristotelici, infatti, osservavano e facevano esperienze), ma ad esperimenti impostati, pensati e realizzati in modi completamente nuovi. Era la prima, vera, sistematica applicazione del metodo sperimentale alla biologia.  Per realizzare questa impresa, Redi ricorse semplicemente a carta, spago e garze. Con questi accorgimenti chiuse i recipienti in cui faceva gli esperimenti, proteggendo le sostanze in via di decomposizione dall'inquinamento portato da insetti che vi deponevano le loro uova. L'errore di Aristotele e di tutti gli altri che gli avevano creduto erano stato, dunque, un errore di visibilità: non avevano visto volare gli insetti sopra le sostanze in via di putrefazione, o meglio non avevano collegato la loro presenza con la successiva generazione delle larve, dal momento che non conoscevano il principio della universalità della generazione tramite uova.  Redi aveva messo a punto un dispositivo di isolamento, che escludeva qualsiasi rischio di contaminazione esterna dei reperti esaminati. Aveva sigillato perfettamente i recipienti. In questo modo aveva aperto una tradizione sperimentale che sarebbe stata ripresa, relativamente ai microrganismi delle infusioni, da John Turberville Needham e Lazzaro Spallanzani nel Settecento, e conclusa da Louis Pasteur nell'Ottocento.   La confutazione della generazione spontanea venne realizzata da Redi grazie ad un esperimento di portata epocale che introduceva nella storia del metodo scientifico la procedura seriale e il confronto tra esperimenti di ricerca ed esperimenti di controllo. Si trattava di una prassi assolutamente inedita che, utilizzando nei diversi esperimenti gli stessi componenti e variando un unico parametro (il contatto con l'aria esterna), consentiva di valutare in modo assolutamente conclusivo la sua incidenza nella genesi del fenomeno. Redi preparò una serie di otto recipienti riempiti di vari tipi di carne, di cui quattro li lasciò all'aria aperta e gli altri quattro li sigillò accuratamente. Il risultato si dimostrò subito inequivocabile: solo i primi campioni, nei quali le mosche avevano potuto posarsi sulla carne e deporvi le uova, avevano dato origine a larve che poi si erano sviluppate in mosche identiche alle prime. La carne dei recipienti sigillati, invece, era diventata anch'essa putrida e si era decomposta,  ma senza dar luogo a nessuna forma di vita. Esemplare in buono stato conservativo di una copia di presentazione;  piccola lacuna integrata al bordo superiore del dorso; sporadiche fioriture o lievi ingiallimenti; qualche macchia laterale alle pagine 121-124, qualche traccia di sporco o lieve ingiallimento alle tavole finali fuori testo.

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